
Kandinskij, Gončarova, Chagall. Sacro e bellezza nell’arte russa - Palazzo Leoni Montinari, Contra’ S. Corona,
25 - Vicenza
Mostra in corso dal 5 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020
Le Gallerie d’Italia, il polo museale di Intesa Sanpaolo, celebrano i vent’anni
della sede vicentina di Palazzo Leoni Montanari con questa che espone alle Gallerie d’Italia di Vicenza 45 opere di grandi artisti russi di fine Ottocento e inizio Novecento in un dialogo inedito con una selezione di preziose icone della collezione Intesa Sanpaolo.
Comunicato stampa della Mostra Kandinskij, Gončarova, Chagall. Sacro e bellezza nell’arte russa
Apre al pubblico fino al 26 gennaio 2020 alle Gallerie d’Italia - Palazzo
Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, la mostra “Kandinskij, Goncarova,
Chagall. Sacro e bellezza nell’arte russa”: un nuovo importante appuntamento per celebrare i
vent’anni di attività della sede museale vicentina e valorizzare la straordinaria collezione di antiche icone
russe della Banca.
Giovanni Bazoli, Presidente emerito di Intesa Sanpaolo, afferma: «Nella sontuosa dimora barocca di
Palazzo Leoni Montanari a Vicenza nasceva nel 1999 la prima sede delle Gallerie d’Italia, subito identificata
come “casa delle icone” perché, nell’ambito del grande progetto di valorizzazione delle collezioni d’arte di
proprietà della Banca, essa fu destinata a ospitare una delle più importanti raccolte di icone russe presenti
in Occidente. A vent’anni dall’inaugurazione di quella esposizione, nell’intento di promuovere una più
diffusa conoscenza della nostra collezione, presentiamo oggi una mostra che, grazie a prestiti eccezionali
dalla Galleria Tret'jakov di Mosca e da altri musei internazionali, documenta come l’arte moderna russa
abbia attinto linfa vitale dalla spiritualità degli antichi modelli iconografici. Le Gallerie d’Italia di Intesa
Sanpaolo a Vicenza, in occasione del ventesimo compleanno, riaffermano la loro vocazione ad essere un
luogo di incontro fra Oriente e Occidente europeo, che porti anche a riconoscere la fecondità delle comuni
radici cristiane».
L’esposizione è curata da Silvia Burini, Giuseppe Barbieri e Alessia Cavallaro e si inserisce, nell’ambito di
Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, in un organico rapporto di collaborazione con il Centro Studi sulle
Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: intende riproporre il dialogo straordinario tra icone e
Avanguardia che poco più di un secolo fa contribuì a caratterizzare la fisionomia profonda del contributo
russo all’arte contemporanea internazionale.
Lo fa a partire da una meditata selezione di 19 icone russe, appartenenti alla collezione Intesa Sanpaolo,
poste a confronto con una sceltissima sequenza di 45 opere, molte delle quali mai viste in Italia, realizzate
tra la fine del XIX e i primi decenni del XX sec., provenienti per la maggior parte dal più importante museo
di arte russa di Mosca, la Galleria Tret’jakov, e inoltre dai musei di Yaroslav, Astrakhan, dal MMOMA e dal
Museo dello Spettacolo Bakhrushin di Mosca, nonché dal Musée National Marc Chagall di Nizza e dal
Museum of Modern Art Costakis Collection di Salonicco.
La mostra esplora il rilievo del tema del sacro nell’arte russa dall’ultimo scorcio dell’Ottocento per concentrarsi
sulle principali figure – come Kandinskij, Natalia Goncarova e Chagall, ma anche Petrov-Vodkin, Malevic
e Filonov – che hanno rivelato, più di altri esponenti dell’Avanguardia, la profonda affinità tra la
concezione filosofico-teologica dell’icona e le ricerche spirituali ed estetiche degli esponenti
dell’Avanguardia.
L’attenzione del mondo artistico russo per la secolare tradizione delle icone esplode nel secondo decennio
del XX secolo, ma anche in precedenza autorevoli rappresentanti di fine Ottocento avevano mostrato un
crescente interesse per l’arte sacra: è il caso dei protagonisti più influenti dell’Art Nouveau – come Ivanov,
Vrubel’, Vasnecov, Nesterov, tutti presenti in mostra –, che si cimentano con soggetti sacri, cristiani e pagani,
senza però collegarsi direttamente alla tradizione più antica. Assai più stringente è invece il rapporto con le
icone che s’instaura pochi anni dopo, con l’Avanguardia. Anche se i temi non sono esplicitamente religiosi
e le opere non finalizzate al culto, come del resto avveniva anche con i pittori di fine secolo (che spesso
usano quei soggetti in funzione anti-ecclesiastica), la presenza risonante della matrice iconica nel contesto
delle Avanguardie risulta molto più marcata.
Il tratto dominante dell’icona è il suo antinaturalismo. I soggetti sono rigidamente limitati, delimitati da
precise griglie, compositive e interpretative; la posa delle figure è rigida, quasi sempre frontale e fissa;
manca la prospettiva lineare. Proprio quest’ultimo tratto era considerato un grosso limite da coloro che
lo riscontravano senza comprenderne l’essenza. Pavel Florenskij (sacerdote, filosofo, teologo, scienziato,
poeta) ci avvisa invece che gli artisti che non volevano usare la prospettiva sceglievano semplicemente un
altro principio di rappresentazione: i pittori di icone, infatti, percepivano il mondo in modo sintetico e non
analitico, come un tutt’uno, e lo esprimevano deliberatamente eliminando la finzione delle quinte teatrali.
L’Avanguardia di inizio Novecento mira a scardinare una pittura intesa come illusoria rappresentazione
del visibile e trova proprio nella pittura di icone un valido aggancio. Sebbene al suo interno ci siano state
correnti, come il Futurismo e il Costruttivismo, che si contrapposero all’intima essenza dell’icona, altri
protagonisti, come Kandinskij, Chagall, Goncarova o Malevic, hanno rivelato le profonde affinità con le
ricerche spirituali ed estetiche dell’Avanguardia.
Per il popolo russo, la percezione della natura in termini visual-pittorici non è da considerarsi come una
semplice esperienza estetica. Piuttosto – come Kandinskij ripete continuamente – è una sorta di “necessità
interiore” che deriva dal bisogno di sperimentare l’invisibile (nevidimoe), in modo totalmente naturale, nel
quotidiano (byt). L’icona viene assunta come fondamento e garanzia di questo approccio, come efficace
espressione dell’invisibile nell’arte pittorica. Kandinskij è il primo a lasciare dietro di sé il figurativismo
per entrare in un mondo di astrazioni. Natal’ja Goncarova utilizza le immagini bibliche, dalla Genesi
all'Apocalisse, per comunicarci l’avvicinarsi dell’ora del Giudizio. A differenza di Kandinskij, rivela con un
figurativismo essenziale l’umanità profonda, senza oscurarla nell'astrazione. Coglie i mali del mondo nella
secolarizzazione, l'industrializzazione, l'urbanizzazione, rivelandoli come fattori che cercano di ridurre al
minimo la ricchezza della cultura russa e dei suoi popoli. Nell’incontro con Larionov e Goncarova e la loro
pittura primitiva, con chiari rimandi all’icona, anche Malevic si apre a una pittura non-figurativa, che
esplora gli spazi del «niente», liberati da ogni figurativismo. E in Chagall possiamo scoprire un’ulteriore
dimensione dell’influenza del Sacro nella pittura russa dei primi decenni del XX secolo, quella di un
misticismo quotidiano («Io sono un mistico. Non vado in chiesa o in sinagoga. Per me lavorare è pregare»)
che, a partire nel suo caso soprattutto dalla lettura del testo biblico, sa dare vita a un universo visivo di
straordinaria suggestione: «Mi è sempre sembrato e mi sembra tuttora – osserva il pittore – che la Bibbia
sia la principale fonte di poesia di tutti i tempi».
La mostra vuole presentare le concrete fasi di questo processo di scoperta e di espressione della “vera
bellezza” quella che, anziché arrestarci al mondo dell’oggetto, può condurci a un aldilà rispetto a
esso. Nello stesso tempo si dà modo al visitatore di confrontare la propria esperienza con la profondità dei
valori e delle forme di questa fase densissima dell’arte del primo Novecento.
L’esposizione sarà valorizzata da numerose iniziative rivolte ad appassionati d’arte, scuole, famiglie: un
corso di storia dell’arte russa, una rassegna cinematografica, incontri, appuntamenti di musica e danza.
Il catalogo (Edizioni Gallerie d'Italia | Skira), contiene saggi dei curatori Silvia Burini, Giuseppe Barbieri, Alessia
Cavallaro e degli studiosi Nicoletta Misler e John Bowlt.
Orari:
martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.30).
A Pasqua aperto dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre
e l'1 gennaio.
Biglietti: intero € 5, ridotto € 3. Gratuito
per le scuole, per i minori di 18 anni e per tutti la prima domenica del
mese.
Telefono: Numero verde 800.578875, fax +39.0444.991280
Sito Web: Gallerie d'Italia |