Pigafetta e la prima navigazione attorno al mondo - Palazzo Leoni Montinari, Contra’ S. Corona,
25 - Vicenza
(Foto: GIOVANNI LEARDO.
Mapa Mondi
1448,
miniatura su pergamena (rimontata su cartone)
Vicenza, Istituzione culturale Biblioteca civica Bertoliana)
Mostra in corso dal 6 settembre 2022 all'8 gennaio 2023
Le Gallerie d’Italia, il polo museale di Intesa Sanpaolo, presentano una mostra in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla prima circumnavigazione del globo terrestre (1519-1522) guidata da Ferdinando Magellano, e conclusa - dopo la morte di Magellano - da Juan Sebastián Elcano, a cui partecipò il navigatore e scrittore vicentino Antonio Pigafetta.
Comunicato stampa della Mostra Pigafetta e la prima navigazione attorno al mondo
La prima circumnavigazione del mondo, avviata
sotto il comando di Ferdinando Magellano nel
settembre del 1519 e compiuta
–
dopo la morte
di Magellano nelle Filippine il 27 aprile 1521
–
da
Juan Sebastián Elcano
l’8 settembre 1522, si colloca
nella nostra memoria scolastica entro un
paragrafo
dedicato alle “grandi scoperte geografiche”,
in coabitazione con i nomi di altri navigatori,
e soprattutto
con il protagonista assoluto Cristoforo
Colombo.
Sebbene la storia
delle esplorazioni
europee sia un processo più lungo e articolato
di quanto ricordiamo abitualmente, è vero che
dalla
metà del Quattrocento ai primi decenni del
Cinquecento l’intensità e l’importanza dei viaggi
di
scoperta aumentano e che, tra la scoperta
dell’America nel 1492 e il rientro in Spagna della
Victoria, unica nave di Magellano a fare ritorno
nel 1522, si racchiude una stagione eccezionale,
che
unisce le novità atlantiche dell’America con il
favoloso Oriente asiatico, traboccante di costose
spezie, svelando l’insospettato mare che li separa:
il Pacifico.
Un viaggio straordinario, che ha finito per
trasfigurarsi in un’avventura leggendaria di pionieri
della
conoscenza. Tuttavia la sua valutazione
ci pone davanti un quadro più complesso, e
non si t
ratta
solo di smentire il vecchio equivoco
per cui la spedizione avrebbe dimostrato che la
Terra è rotonda.
Si tratta piuttosto di mettere in
chiaro che il portoghese Magellano riuscì a convincere
il re di Spagna
e futuro imperatore Carlo
V e altri finanziatori spagnoli a sostenere un’impresa
rischiosa e costosa
per trovare una rotta
che conducesse alle Molucche evitando quella
atlantico
-
indiana
controllata
dai rivali portoghesi.
Le Molucche, allora chiamate isole delle
Spezie, erano la meta, perché solo lì
nascevano i
chiodi di
garofano, che in Europa valevano oro. Il
movente primo dei finanziatori era dunque l’avidità:
un’avidità in grado di convincere gli spagnoli
a dare fiducia a un portoghese, creando un equipaggio
la cui miscela provocò ammutinamenti e
ostilità di ogni genere.
Nel tempo, si è passati da una visione eroica
della scoperta a una presa di coscienza più critica,
che
ha tratto i suoi motivi dalla voce dei nativi
e dagli studi sul colonialismo, ma che ha avuto e
continua
ad avere i suoi eccessi. Ci si può chiedere,
allora, come salvare le ragioni dell’etica e quelle
della
storia; e proprio la coscienza storica sta
all’origine di questa mostra.
In una delle sale che
la ospitano,
alcuni affreschi barocchi rappresentano
i continenti secondo una
gerarchia allegorica
nettamente
eurocentrica: tra le scene dipinte
da Giuseppe Alberti si distingue anche lo Sbarco
di Hernán Cortés
in Messico. Sopra il camino, nel
tardo Settecento fu aggiunto un monocromo di
Francesco Lorenzi
dal soggetto coerente: La Spagna
riceve tributi dall’America. Tale asserita e fittizia
superiorità
morale del continente più “evoluto”
ha radici antiche, che vanno spiegate e non cancellate.
Bisogna perciò avvicinarsi a quegli eventi
interrogando imparzialmente i testimoni, e per
noi
Antonio
Pigafetta è un testimone insostituibile.
Ignoriamo l’anno di nascita di Pigafetta, ma
sappiamo che apparteneva a una ragguardevole
famiglia
di Vicenza e che presumibilmente aveva
ricevuto una buona educazione umanistica.
Protetto di Francesco Chiericati, ecclesiastico vicentino
molto attivo nella diplomazia papale, alla
fine del 1518 si reca con lui alla corte di Spagna.
Pigafetta ha modo di entrare nelle simpatie
di
Magellano; ottiene quindi di essere imbarcato
come uomo di fiducia dell’ammi
raglio, cui rimane
fedele anche dopo la morte, ed è uno dei diciotto
superstiti che rientrano in Spagna nel settembre
del 1522. Tra il 1523 e il 1524, scrive un libro sulla circumnavigazione,
che oggi è generalmente noto
con il titolo moderno di Relazione
del primo viaggio
attorno al mondo. Esistono anche resoconti
di
altri partecipanti alla spedizione, ma sono rapporti
stringati e contengono perlopiù dati tecnici
relativi alla navigazione. La Relazione è invece
un libro vero e proprio, che obbedisce alle n
orme
tipiche del genere letterario. Ed è l’autore stesso
a metterci sull’avviso quando scrive di aver deciso
di partire “avendo [...] avuto gran notisia per molti
libri letti” (p. 159).
Inoltre ancora lui ci dice di
aver
tenuto quotidianamente un diario (p.
352), che
però non ci è giunto.
Possiamo quindi leggere solo la Relazione,
che alcune lettere di Pigafetta ai Gonzaga ci
informano
essere stata composta tra il 1523 e il
1524, come s’è accennato. Qui sta un punto fondamentale:
Pigafetta non è un navigatore
di professione
,
è piuttosto un intellettuale, portatore di
un punto di
vista più complesso, tra esperienza e
racconto.
Ma la Relazione è affidabile? Se consideriamo
l’ormai
plurisecolare bibliografia critica
siamo costretti ad ammetterne la sostanziale
at
tendibilità.
Numerosissimi riscontri confermano
le informazioni messe in carta da Pigafetta e
spicca in
particolare la sua attenzione per le lingue
esotiche. Addirittura Pigafetta allestisce
quattro
vocabolari che i moderni glottologi hanno verificato
essere in larghissima misura corretti. Il vo
vocabolario
brasiliano (otto voci), quelli patagonico
(novanta), filippino (centosessanta) e
indonesiano
(quattrocentoventisei) fanno veramente del vicentino
una sorta di precursore
dell’etnolinguistica.
Ogni pa
gina del libro trabocca di impressioni
memorabili. I tupinamba brasiliani (oggi estinti)
hanno
“infinitissimi papagali” e “se vestono de vestiture
de piume de papagalo con rode grande al
cullo
dele penne magiore (cosa ridicula)” (p. 172):
ricordano i color
i dell’Atlante Miller, datato 151911.
A
Puerto San Julián (nell’odierna Argentina)
Magellano vede indigeni infagottati di pellicce
e corridori
velocissimi; gli ricordano Patagón,
un mostro del romanzo cavalleresco Primaleón,
e così li chiama
“Patagoni”. Lo
racconta Pigafetta,
che è anche il primo a chiamare questi luoghi
“Terra Patagonia”.
Nella Relazione troviamo anche
i dettagli sul guanaco e sulla lavorazione
della sua pelle, che rimarrà
un tratto tipico
fino a diventare una sorta di souvenir per i turis
ti. Lo straniamento è fortissimo: il
vicentino
questa volta si lascia andare e riferisce che i patagoni
sono altissimi; e le gigantesse e i
giganti
patagonici sopravvivranno con alterna fortuna
fino al Settecento, quando qualcuno dirà
ancora
di averli avvistati. C’è di che rattristarsi: gli
ultimi eredi dei “giganti” ci guardano smarriti dalle
fotografie dell’incipiente secolo scorso, rinchiusi
nelle missioni europee dove le epidemie stanno
finendo
di sterminarli.
Magellano supera il pericoloso stretto che
ha caparbiamente cercato e che oggi porta il suo
nome;
si ritrova così in una distesa d’acqua che
sembra non finire mai: è il Pacifico. Dopo una sosta
poco
felice alle isole Marianne, le navi approdano
a un arcipelago che prende il nome di San
Lazzaro per
il giorno in cui viene raggiunto. Sono le
isole che poi diverranno Filippine e qui Magellano
incontra
il suo destino tra indigeni che probabilmente
assomigliano a quelli raffigurati nel Codice
Boxer
attorno al 1590. La
Relazione ci descrive i suoi
comportamenti, che
appaiono alquanto inspiegabili.
L’ammiraglio
sembra mettere da parte il vero obiettivo della
missione, cioè le Molucche, e si ostina
a imporre
un controllo politico
-
religioso nelle isole in cui si
trova, prive di spezie e di ricchezze
ev
identi. Insiste
sulla conversione dei nativi di Cebu; dà dimostrazioni
con l’artiglieria di bordo, le
celebrazioni
liturgiche, la caccia agli idoli pagani e addirittura
le guarigioni miracolose.
Sembra che
un colonnello
Kurtz, in anticipo su Coppola ma anc
he su
Conrad, sia arrivato con i suoi fantasmi sul
set di
Apocalypse Now. Il fervore conduce Magellano
all’errore fatale: volendo dimostrare la
forza
dei propri soldati ai capi locali, intima a uno
di loro di sottomettersi. Il suo nome è Lapulapu,
governa
l’isola di Mactan e rifiuta di obbedire. Allora
Magellano, all’alba del 27 aprile 1521, sferra
un attacco
che gli costa la sconfitta e la morte.
Pigafetta è presente e racconta i fatti con tono
epico; il che però non cancella le ingenuità che
conducono l’a
mmiraglio a questo esito.
Dopo la battaglia di Mactan, i cebuani, probabilmente
vessati dal comportamento dei nuovi
arrivati
e sempre meno convinti della loro invincibilità,
ordiscono un tradimento. Tendono ai navigatori
una
trappola mortale: una ventina di uomini,
tra cui due capitani e il cosmografo della spedizione,
vengono uccisi o restano prigionieri, mentre gli
altri fuggono e abbandonano gli ostaggi.
Elcano
assume il comando delle due navi rimaste, ma la
Relazione gli riserva fino alla fine un silenzio che
dimostra
la conflittualità tra i sostenitori del defunto
Magellano e la componente spagnola degli
equipaggi.
Però la seconda parte del libro vede anche
il suo autore più spesso in primo piano;
Pigafetta
racconta di sé e dei suoi incarichi a terra co
me
ambasciatore e negoziatore presso gli
indigeni. Il
suo occhio di naturalista e antropologo ante litteram
fissa molti particolari con
precisione. Però
è interessante notare qualche residua incertezza,
quasi che l’attitudine
sperimentale non sia ancora
pe
rfettamente collaudata; per esempio gli insetti
foglia (Phyllium),
autentici campioni di mimetismo
del mondo animale, sono descritti come foglie che
camminano (p.
273).
Giunto alle Molucche, Pigafetta si dilunga
volentieri su quanto vede e sente dire;
descrive la
natura dei luoghi, l’abbondanza e l’utilità dei prodotti.
Un altro cortocircuito può scattare: meno
di vent’anni dopo, viene realizzato il Codex Casanatense
1889, un interessante manoscritto la cui
origine è di solito definita indo
-
portoghese.
Le
sue pagine
presentano usi e costumi di vari popoli
africani e asiatici; non mancano gli abitanti delle
Molucche
(Maluco in portoghese), ritratti fra alberi
di chiodi di garofano stilizzati.
Il ritorno della Victoria è drammatico. L’equipaggio
decimato e
d esausto tocca il molo di
Siviglia l’8
settembre 1522 nel tripudio generale.
L’ostinata fedeltà di Pigafetta a Magellano suona
sgradita e così lui, deluso, se ne torna in Italia.
Scrive la Relazione e, nell’estate del 1524, ottiene
il privilegio di stampa
dal senato veneziano, ma
il libro non vedrà mai la luce. E di lì a poco il viaggiatore
-
scrittore sparisce nel nulla, come se tutta
la sua esistenza si fosse consumata nella circumnavigazione
e per tramandarne la memoria: forse
il finale più degno per chi
ha vissuto e raccontato
una storia così incredibile.
Andrea Canova
Informazioni utili per la visita
Orari: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00. Lunedì chiuso. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.
Biglietti: intero € 5, ridotto € 3. Gratuito
per le scuole, per i minori di 18 anni.
Telefono: Numero verde 800.578875, fax +39.0444.991280
E-mail: [email protected]
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